L'obsolescenza programmata non è una novità: nel 1924 i produttori di lampadine fondarono il Phoebus, un cartello che comprendeva i principali produttori del settore, dalla Philips alla Osram, che aveva l’obiettivo di controllare il mercato dell’illuminazione.
Il Phoebus impose il limite massimo delle lampade a mille ore, con tanto di multe e sanzioni per i produttori che realizzavano e commercializzavano lampadine con una durata superiore.
Nel 1940 il colosso chimico Dupont lanciò sul mercato una fibra sintetica dalla straordinaria robustezza: il nylon. Dopo un primo boom le vendite di calze da donna calarono in maniera vistosa. Per cercare di indebolire la fibra, gli ingegneri della Dupont modificarono le quantità di certi additivi che proteggevano il Nylon dai raggi UV, rendendo cosi le calze più fragili alla rottura.
Nell’America degli anni trenta, ci fu addirittura chi propose di rendere obbligatoria l’obsolescenza pianificata: l’imprenditore Bernard London pubblicò un saggio intitolato Uscire dalla depressione attraverso l’obsolescenza pianificata, in cui sosteneva che l’unica via per rivitalizzare l’economia piegata dal crollo del 1929 era incentivare i consumi, adesso che siamo in periodo di crisi e i comsumi sono bassi ci vogliono riprovare?
Ecco alcuni esempio moderni:
La Apple è stata condannata per aver realizzato appositamente le batterie al litio dell'iPod in modo che durassero poco.
Alcune stampanti si bloccano dopo aver effetuato diciottomila stampe.
Le TV a schermo piatto hanno condensatori elettrolitici di scarsa qualità.
Tutta l'elettronica di consumo spesso ha problemi di alimentazione.
Gli elettrodomestici hanno un punto debole destinato a non durare a lungo.
E la lista di peccatucci potrebbe proseguire, inoltre per gli oggetti ad alta tecnologia si mettono sul mercato ogni 6 mesi nuovi modelli che mandano in pensione perchè superati i modelli della generazione precedente.
Ecco un documentario sulla obsolescenza programmata:
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